Era da un paio di mesi che l’idea di andare a sciare in Sicilia stava girando per i corridoi di casa senza mai realizzarsi, fino a quando, un mercoledì mattina di Marzo, ricevo una chiamata da parte di papà che mi chiede di accompagnare lui e mamma, in occasione del suo compleanno, in una “toccata e fuga” sul Monte Etna, affinché documentassi il tutto.
Una settimana dopo mi trovavo a Milano Malpensa, con lo zaino da sci alpinismo sulle spalle e gli scarponi in valigia. Dopo esser saliti in aereo, abbiamo avuto giusto il tempo di aprire l’iPad per capire quale versante del vulcano avremmo sciato, che dal finestrino si poteva già intravedere il Golfo di Catania.
Una volta atterrati, visto che si stava avvicinando l’ora del pranzo, ci siamo concessi il lusso di mangiare un po’ di pesce fresco catanese in un ristorante che mamma conosceva già, a pochi passi dalla Cattedrale di Sant’Agata.
In seguito ad un pranzo lento e altrettanto saporito, abbiamo dedicato le prime ore del pomeriggio ad esplorare le vie della “città nera”. Catania è una città particolare che richiede del tempo per essere apprezzata: quello che più mi ha colpito, non so dire se in positivo o in negativo, è come l’eleganza del Barocco siciliano conviva perfettamente con il disordine delle viuzze secondarie, sovraccariche di sacchi d'immondizia in mezzo alla strada e dai saturi colori delle bancarelle di frutta e verdura.
Dopo esserci rinfrescati con una classicissima granita al pistacchio, abbiamo lasciato Catania percorrendo la costa verso est per poi fermarci ad Aci Castello, un piccolo borgo sul mare dove ci siamo goduti un tramonto dai colori ionici.
Giunta la notte, ci siamo finalmente diretti verso la nostra destinazione finale: il Monte Etna, che distava circa un’ora di macchina.
La prima volta che sono stato quì avevo da poco compiuto 11 anni: ero in vacanza in camper con la mia famiglia e, mentre io e i miei fratelli stavamo dormendo, papà era alla ricerca di un posto in cui fermarci per la notte, ai piedi del tanto atteso vulcano.
La mattina seguente scesi dal camper con la mia fantastica Fujifilm FinePix al collo ed iniziai a guardare e fotografare verso l’alto, fissando uno dei crateri del vulcano. Mi ricordo che in quel momento cercai di immaginarmi che cosa ci fosse lassù, pensando che un domani mi sarebbe piaciuto esplorarlo.
Qualche settimana fa, dieci anni dopo quella mattina, sono finalmente riuscito a scoprire che cosa ci fosse in cima a quei crateri ma, contrariamente a quello che pensava il “me delle elementari”, non ci sono arrivato con scarpe da trekking ma con un paio di sci sotto i piedi.
Ed è proprio quest’ultimo dettaglio che vorrei mettere in evidenza poichè: vedere un vulcano da lontano è un conto, ma sciarlo…è tutta un’altra cosa.
Avendo a disposizione solo due giorni, purtroppo, non siamo riusciti ad esplorare tutti i versanti del vulcano e, di conseguenza, ci siamo concentrati su quello di Nord/Nord-Est.
Giovedì mattina, dopo aver recuperato gli sci al noleggio di Piano Provenzana, abbiamo iniziato a pellare in direzione dei crateri sommitali, prendendo come punto di riferimento la cima di Nord-Est. Dopo 1500 metri di dislivello, raggiunti i 3350m di altitudine, sommersi dai vapori sulfurei, ci siamo messi gli sci in spalla per osservare più da vicino i crateri centrali, Bocca Nuova e Voragine, ed affacciarci sull’imponente cratere di Sud-Est che, negli ultimi anni, è diventata la nuova vetta del vulcano. Successivamente, con gli sci ai piedi, siamo scesi dal versante Nord lasciandoci alla destra il cratere di Nord-Est. La neve che abbiamo incontrato in quota era un po’ ambigua, continuavano ad alternarsi pezzi di fastidiosa neve ventata con un piacevole e divertente firn primaverile. Sotto i 2000m invece iniziava a non essercene più e, quella poca che c’era, non sarebbe rimasta lì ancora per molto.
Anche Venerdì la nostra gita alpinistica ha avuto inizio dal parcheggio di Piano Provenzano ma, questa volta, prima di mettere gli sci a terra, abbiamo dovuto camminare qualche decina di metri in più. Le prima parte di salita è stata analoga a quella del giorno precedente, ad un certo punto, anziché proseguire verso i Sommitali, ci siamo tenuti sulla sinistra, per raggiungere l’Osservatorio Pizzi Deneri che regala una visuale unica sulla costa Ionica da un lato e sui maestosi crateri di Nord-Est e Sud-Est est dall’altro. Arrivati in cima, a circa 2500m dal livello del mare, dopo aver festeggiato il compleanno di papà con tanto di crostata e candeline, ci siamo preparati per la discesa e ci siamo diretti verso i “canaloni” sottostanti all’osservatorio.
La sciata a valle è stata sicuramente più panoramica del giorno prima perché, mentre scendevamo, potevamo godere di una vista mozzafiato sul mar Ionio e, nonostante non avessimo troppo dislivello negativo da fare, la discesa ci è sembrata comunque lunga. Forse anche a causa della parte finale, durante la quale abbiamo fatto un po’ di portage per raggiungere Piano Provenzana, dove ci stava aspettando un meritatissimo panino con salsiccia al ceppo.
Infine, con i capelli scompigliati dal sudore e le braccia completamente ustionate, siamo tornati al rifugio per recuperare le nostre cose e, con un po’ di tristezza, ci siamo diretti all’aeroporto di Catania per ritornare a casa.
Un ringraziamento speciale a Daniele Maugeri : guida vulcanologia che ci ha accompagnato in questi due giorni etnici, raccontandoci e spiegandoci i segreti e le magie che si celano dietro al vulcano attivo più alto di Europa, senza mai mancare di professionalità e simpatia.
Grazie anche ai ragazzi del Rifugio Citelli per la cortese accoglienza nel loro fantastico rifugio che ha reso quest’esperienza ancora più autentica e indimenticabile.
Inoltre, mi sento in dovere di menzionare Skialper : senza dubbio il mio magazine alpinistico preferito che, con i suoi contenuti social “Tour sud Italia”, è stato per noi fonte di grande inspirazione.
Mi auguro, con questo reportage, di essere riuscito a trasmettervi la bellezza dell’Etna e, in generale, della Sicilia. Un’isola veramente bellissima, il cui territorio spazia dalle calde spiagge di sabbia dorata ai crateri di un vulcano innevato che superano i 3000m di altitudine. Un contrasto magico, che pochissime isole al mondo vantano.